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La voce
La voce di Giovanni Martinelli
(di Roberto Scandurra)
La voce di Giovanni Martinelli, un tenore ricordato soprattutto come grande interprete del repertorio lirico spinto-drammatico, aveva delle caratteristiche speciali che gli consentirono di affrontare una vasta gamma di interpretazioni. L'estensione vocale, che nel registro acuto raggiungeva il re bemolle, gli permetteva infatti di passare da opere come il "Guglielmo Tell" di Gioacchino Rossini e "Gli Ugonotti" di Giacomo Meyerbeer all'"Otello" di Giuseppe Verdi e ancora alla "Lucia di Lammermoor" dove, nel ruolo di Edgardo, riscosse memorabili trionfi oltre che al Metropolitan di New York, dove era di casa, anche al teatro Colon di Buenos Aires.
La sua voce, di grande bellezza e resistenza, possedeva lo squillo seducente tipico delle voci "da teatro", alle quali il microfono e le registrazioni dell'epoca, non rendono giustizia. Dotato di un fisico atletico, Giovanni Martinelli era nato a Montagnana il 22 ottobre 1885, nel Veneto, da una famiglia, come tante nel tardo '800, di umili origini.
Giovanissimo si era temprato alla disciplina del lavoro nella bottega del padre, un valente ebanista.
Con il precoce manifestarsi delle sue qualità vocali, il giovane fu affidato al maestro Giuseppe Mandolini che seppe impostare e guidare degnamente quella voce che rivelava doti straordinarie.
Il debutto del promettente tenore avvenne il 2 dicembre 1910, nello "Stabat Mater" di Rossini. Il 29 dicembre dello stesso anno, al Teatro Dal Verme di Milano, si confermò ragguardevole interprete nell'opera "Ernani" di Giuseppe Verdi, dove il ruolo del protagonista gli consentì di esprimere e valorizzare le caratteristiche di potenza ed estensione vocale, tipiche dei tenori drammatici, eroici.
Turiddu nella Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni
(Teatro Covent Garden Londra 1914)
La sua voce non comune, presto apprezzata in tutto il mondo, lo rese interprete richiesto nei principali teatri, soprattutto nelle maggiori opere del grande repertorio italiano, francese e tedesco, che ripropose in migliaia di recite nell'arco di una carriera durata oltre cinquant'anni.
A lui spettò la palma di successore di Enrico Caruso al Metropolitan di New York, il teatro in cui svolse prevalentemente la sua carriera.
L'ammirazione per la voce e la tecnica di Enrico Caruso, del quale fu ottimo amico, condizionarono in parte l'emissione vocale già ottima di Giovanni Martinelli che, se fanno fede alcune registrazioni disponibili, soprattutto negli acuti, sembra uniformarsi all'esempio del grande Enrico. Un'indulgenza verso un grande interprete e al gusto del tempo certamente non necessarie perché la sua voce, sfarzosa, ottimamente impostata, non aveva bisogno di imitare il grande collega partenopeo: la natura gli aveva elargito generosamente la possibilità di sfoggiare squillo, volume, resistenza ed una ben definita personalità vocale ed artistica.
La voce di Giovanni Martinelli
(di Roberto Scandurra)
Infatti, negli anni della maturità, Giovanni Martinelli ha affrontato, in teatro, non solo in sala di registrazione, il ruolo di “Otello” sostenendolo con grande successo in 19 acclamate recite, una di queste, in data 12 febbraio 1938, fu registrata in teatro e tramandata ai posteri, (vedasi sezione discografia), nel presente sito